Investire in Fondi Comuni – Svantaggi da Considerare
I fondi comuni d’investimento nascono negli Stati Uniti negli anni 50′-60′, con lo scopo di fare quello che il piccolo investitore non è nelle condizioni di fare: vale a dire comprare un paniere di azioni talmente ampio da avere una performance uguale o maggiore a quella dell’indice di riferimento (ad esempio l’indice azionario S&P 500). Scopo del fondo comune è triplice: a) il fondo deve comprare un numero ampio di azioni per avere una performance che non si discosti troppo dalla performance dell’indice azionario di riferimento; b) evitando di possedere solo poche azioni il fondo cerca di contenere la volatilità; c) il fondo dovrebbe sovraperformare l’indice di riferimento (nel medio/lungo periodo, almeno).
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Fondi comuni contro ETF
Ora, i fondi comuni non hanno grandi difficoltà a soddisfare i punti (a) e (b). Questo risultato era certamente rilevante negli anni 60′, ma è sostanzialmente inutile oggi, giacchè esistono una miriade di ETF (exchange traded funds) che acquistano meccanicamente tutte le azioni di un indice (e che pertanto fanno un tracking preciso dell’indice), e che hanno costi di gestione molto più bassi dei fondi comuni (gli ETF sono fondi passivi, senza gestione per così dire, mentre i fondi comuni hanno una costosa gestione attiva). Inoltre gli ETF sono facilmente liquidabili con un click dal proprio homebanking. Per riassumere: se l’obiettivo del fondo comune è fare una performance simile a quella del mercato, allora è inutile; un ETF ottiene lo stesso obiettivo, ad un costo più basso e garantendo una migliore liquidabilità).
Passiamo al punto (c). Esistono vari studi che mostrano che sia negli USA sia in Europa circa l’80% dei fondi comuni non riescono a battere il benchmark, ovvero l’indice azionario di riferimento. Ciò vuol dire che l’80% dei fondi comuni non hanno una performance migliore dei rispettivi ETF. Ora, è pure vero che una piccola parte dei fondi comuni (meno del 10%) sovraperforma i rispettivi indici di riferimento; tuttavia, i dati sulla performance dei fondi comuni suggeriscono che tali “sovra-performance” non sono durature, ovvero sono più o meno fortuite e non vi è garanzia che continuino nel futuro.
Il successo dei fondi comuni
Per quale ragione, allora, i fondi comuni d’investimento hanno avuto un grande successo, specialmente tra i piccoli investitori? Come abbiamo visto, i fondi comuni permettevano al piccolo investitore (prima della nascita dei più efficienti ETF) di possedere un grande numero di azioni e quindi di limitare la volatilità del proprio portafoglio azionario. Questo fatto tuttavia non giustifica, se non in minima parte, il grande successo dei fondi comuni.
In realtà, ciò che spiega il successo di questi strumenti finanziari è molto semplice: è il bull market (o mercato toro) che gli indici azionari hanno vissuto negli anni che vanno dal ’80 circa allo scoppio della bolla dot-com nel 2000. Il meccanismo è banale: il piccolo investitore assisteva ad un ottima performance dei fondi comuni, e li comprava. Peccato che tale performance era semplicemente dovuta al bull market degli indici azionari: i fondi comuni andavano bene perchè gli indici azionari andavano bene. In seguito allo scoppio della bolla, nonostante le performance assai modeste dei fondi comuni nel periodo 2000-2015, i piccoli investitori hanno conservato una sorta di assuefazione per questi strumenti (ciò è anche dovuto alla pervasività delle reti di promozione finanziaria, che si erano sviluppate nel ventennio 1980-2000, parallelamente al mercato toro; ma svilupperemo questo argomento in un apposito post).
Per concludere
Investire in un fondo comune non ha senso. Se proprio volete, acquistate un ETF, che rispetto ad un fondo comune è più facile da liquidare, ha commissioni di gestione molto più basse, e non ha alcuna commissione di ingresso o uscita.